IL CONSIGLIO DEL GIORNO:
Impara ad accettare i “NO” della tua vita.
Anche i divieti sono necessari per trovare la strada giusta
Year2018
Prima di continuare a leggere questo articolo, ti prego di fare una cosa: prendi una penna e un foglio, basta anche un piccolissimo residuo di carta, nulla di complicato.
Bene, adesso, per favore, disegna su questo pezzo di carta un piccolo fiore, ma nel farlo, evita di disegnarne i contorni.
Si, hai capito bene, disegna un fiore senza disegnarne i contorni per favore.
Come dici? Non è possibile?
Esatto, non lo è.
E il motivo per il quale non si può disegnare un fiore senza farne i contorni è lo stesso che ti impedisce di realizzare alcune cose nella tua vita.
Di cosa parlo?
Beh, di una cosa salvifica, importantissima e meravigliosa che non siamo più in grado di apprezzare, anzi, che spesso fuggiamo, come se fosse pericolosa… parlo, preparati… rullo di tamburi… parlo dei LIMITI.
Ma che sto dicendo? Che i limiti sono una cosa bella? Che dovremmo apprezzarli? Che dovremmo addirittura preferirli a quella cosa che crediamo sia con essi in netto contrasto, ossia la libertà?
Devo essere impazzita per fare questo discorso, vero?
E poi che c’entrano i limiti con le nostre soddisfazioni personali? Con il sentirsi realizzati ecc? Non è invece la libertà, la possibilità di fare quello che vogliamo e quando lo vogliamo a renderci felici, realizzati e soddisfatti di noi stessi e della nostra vita?
Mmh. Siamo sicuri?
E se si trattasse di un inganno invece?
Se questa compulsiva e spasmodica DIPENDENZA dalla libertà ci abbia condotti ad essere più schiavi e non più liberi come pensiamo?
Si, perché,riflettiamoci un attimo:
- Vediamo le coppie felici e pensiamo che siano fortunati, quando invece il punto è che quei due, per essere così felici insieme, si sono saputi dare dei limiti e li hanno rispettati. Perché per crescere in intimità con qualcuno, devi smettere di lasciare spazio a qualcun altro. Se vuoi aumentare la complicità con una persona, devi smettere di cercarla con tutto il resto della popolazione mondiale. Stop ai flirt, stop ai messaggini ambigui con quell’altra persona là, stop alle altre 7 miliardi di possibilità…
- Vediamo famiglie unite e pensiamo sia un caso, e ci diciamo quanto sarebbe stato bello averla anche noi quella famiglia felice, ma poi non sappiamo limitare i momenti di rabbia, e facciamo tranquillamente volare i “vai a quel paese” contro nostro padre o nostra madre, o nostro fratello, perché io devo essere libero di esprimermi se mi arrabbio, mica è giusto che mi trattenga, no?
- Oppure vediamo Tizio e Caio che hanno tanti clienti e pensiamo di essere sfigati e più sfortunati perché in un anno noi di clienti nuovi ne abbiamo trovati solo due, però non pensiamo mica che per darci da fare e trovare nuovi clienti la dobbiamo anche smettere di guardare la tv fino alle 2 di notte, così il giorno dopo ci svegliamo prima e lavoriamo meglio, e poi siamo più lucidi e convincenti. E no, perché noi mica ci dobbiamo limitare, se mi voglio guardare Netflix tutta la notte io mi devo poter vedere Netflix tutta la notte. Eccheccavolo, voglio essere LIBERO io!
Liberi… ma lo siamo davvero?
Oppure abbiamo la compulsione alla libertà, che ci fa diventiare SCHIAVI della libertà?
Perché insomma, se vogliamo un giardino fiorito nella nostra vita, dobbiamo seminare nel nostro giardino. Il luogo della semina deve essere limitato, circoscritto, preciso. O il giardino fiorito non lo avremo. Si tratta di buon senso, nulla di complicato.
Quindi, ricapitolando: ci sono situazioni nelle quali non stai ottenendo i frutti desiderati? Relazioni che non stanno andando come vorresti? Giornate che hanno sempre un’evoluzione diversa da quella che ti piacerebbe avessero?
Bene, inizia dai limiti.
Può essere lo smettere di uscire solo perché poi quella tale persona ci rimane male, può essere la quantità di alcol che assumi nei weekend e che poi il lunedì ti fa iniziare sempre male, oppure quella relazione che ti confonde sempre di più e non ti fa dormire bene.
Sono i primi limiti che ti vengono in mente, e che ti aiutano a dare una definizione di te stesso/a e di quello che vuoi essere e diventare più nitida. Lucida e precisa. Bene, inizia da quelli.
Fai una lista, massimo 5, non esagerare, anche solo 3, anche solo uno se è davvero importante. Inizia da quello, disegna quel tratto per iniziare a definire il fiore e vedrai che, tratto dopo tratto, il fiore, apparirà 😉
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Quante volte ti è capitato di pensare che nella tua vita non arrivano mai le occasioni giuste mentre nella vita degli altri sembrano sempre accadere cose miracolose che svoltano tutto? L’amica X che ti parla del nuovo lavoro che ha ottenuto martedì scorso, la collega che ti dice che finalmente dopo 3 anni il fidanzato le ha chiesto di sposarla, il fornaio che dice che andrà in ferie ai Caraibi. E tu? Tu niente… solita vita, soliti sbattimenti, solite cose.
Perché succede?
Davvero sei più sfigato degli altri e hai la nuvoletta di Fantozzi sulla testa o le cose stanno diversamente e c’è qualcosa che ti sta sfuggendo?
Qualche giorno fa, durante la mia meditazione quotidiana, mi è venuto in mente questo Psycofumetto….
La storia è semplice: l’omino desidera una torta, decide di prepararsela e la mette in forno, ma poi, durante l’attesa necessaria per farla cuocere, si secca e se ne va. Quando il timer suona perché la torta è finalmente pronta non c’è nessuno a gustarla, soprattutto non c’è l’omino che tanto l’aveva desiderata.
Questo succede perché l’omino in questione dimentica che per raggiungere un risultato (che nel suo caso è avere la torta pronta) il processo si divide in due tempi: c’è la preparazione, ma dopo… c’è L’ATTESA.
Solo che, a livello sociale, dell’attesa non ne parliamo mai o comunque ne parliamo sempre in maniera distorta.
Ecco quindi i 3 motivi che favoriscono questa lieve sensazione di invidia (falsata) che senti a volte dentro di te:
- Di solito si parla dei risultati e non dei processi: restando nella metafora della torta, sarà molto più facile che gli altri vengano a raccontarti pieni di entusiasmo della torta che oggi stanno mangiando e difficilmente ti diranno che per poterla mangiare hanno dovuto aspettare un bel po’ e che durante l’attesa hanno avuto dubbi, momenti di noia e di spossatezza e che restare e aspettare è stata una parte importantissima del processo necessario per poi poter gustare quella torta di cui oggi ti parlano.
- Noi stessi sopravvalutiamo i risultati degli altri e sottovalutiamo i nostri processi: anche se nessuno ci venisse mai a raccontare nulla, abbiamo tutti la tendenza a notare di più le torte che gli altri stanno già mangiando rispetto a quelle abbiamo in forno noi. Così, anche se intorno a te ci sarà gente che la torta l’avrà quasi finita, per te sarà comunque più “visibile” di quella che tu stai ancora attendendo si prepari e questo ti farà sentire in qualche modo inferiore.
- Gli altri parlano delle torte che stanno mangiando oggi e raramente confessano di non averne mangiate diverse per incapacità di attendere: normalmente, nei discorsi condivisi, si cerca sempre di raccontare qualcosa di positivo di sé, per darsi un certo tono. E’ difficile trovare qualcuno che a cuore aperto ti racconterà delle torte che ha abbandonato nel forno perché non ha avuto la pazienza e la costanza di attendere il suono del timer. Al tuo orecchio arriveranno i racconti dei successi altrui mentre i tuoi occhi saranno lì fissi sulle innumerevoli torte che hai abbandonato nei forni della tua vita in passato. La tua percezione della realtà si altererà quando sentirai parlare dell‘amica X che ha ottenuto il lavoro e che non ti dirà che per riuscirci ha inviato più di 10 curriculum al giorno per 7 mesi vivendo sul divano di casa di sua zia, o quando la tua collega ti dirà che sta per sposarsi senza però raccontarti del dolore che attraversato per riuscire ad accettare che il suo ex non fosse l’uomo giusto per lei e quindi lasciarlo, condannandosi ai successivi 2 anni di solitudine estrema. Così come non saprai mai di tutte le volte in cui il fornaio ha dovuto rinunciare alle vacanze per potersi permettere quest’anno i Caraibi e di quanti litigi sta ancora affrontando con sua moglie, che invece voleva andare alle Maldive visto che sarà l’unico viaggio che faranno per i prossimi 6 anni.
Ed è così che si crea quel meccanismo falsato ed erroneo che è l’invidia, o, detto in termini tecnici, “il rosicamento”, per cui pensi che gli altri stiano meglio di te e che tu sia l’unico a non mangiare torte o a fare tanta fatica per mangiarne una.
In questi momenti, l’errore più grande che potresti fare è iniziare a vagare freneticamente alla ricerca di torte già pronte da ingurgitare.
L’autoinganno che potrebbe ulularti in testa suonerebbe più o meno così: “Lo vedi? Gli altri stanno tutti già mangiando mentre tu stai qua a perdere tempo! Adesso la smetti di sognare le tue cavolate, ti alzi e vai alla ricerca della prima torta da mangiare!”.
Ma questo, come abbiamo detto è un errore di percezione.
Perché se è vero che qualcuno si trova la torta pronta in tavola (e comunque, dopo averla terminata, anche lui/lei dovrà imparare a cucinare) è vero soprattutto che per la maggior parte di noi l’unico modo per mangiare torte è cucinarle e poi sapere attendere che siano pronte.
Quindi, invece di morire di invidia e frustrazione, se le cose nella tua vita in un qualche campo non stanno andando esattamente come vorresti, prova a farti delle domande più sane e più realistiche che possano davvero aiutarti a raggiungere i risultati che stai perseguendo:
- C’è davvero una torta nel forno o sto aspettando invano? Ho fatto le cose necessarie per raggiungere quel determinato risultato? Ho fatto già tutto quello che sapevo di dover fare, messo in atto tutte le ispirazioni che avevo avuto, osato lì dove sapevo di dover osare? Oppure ho omesso qualche ingrediente importante?
- Se ho fatto tutto quello che serviva, ho aspettato per il tempo necessario? O sto fuggendo proprio nel momento in cui invece il processo richiede di aspettare?
- E nel frattempo che aspetto, c’è qualcos’altro che posso fare?
Ricorda: perdiamo più occasioni per incapacità di attendere che per incapacità di fare. L’attesa non è un optional è parte del processo.
Impara ad attendere 😉
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RIFLESSIONE DEL GIORNO:
Puoi avere quanti pacchi di farina vuoi, ma se non ti lavi le mani, il tuo pane verrà sempre sporco.
In altri termini: nella vita ti arriveranno diverse occasioni per cambiare le cose, ma se le vivrai sempre con gli stessi vecchi, malsani e ripetitivi schemi mentali, alla fine, la tua vita non cambierà.
Dai una “lavatina” ogni tanto 😉
Lascia che ti racconti una mia esperienza personale sul campo dell’illustrazione (altro mio mestiere e passione oltre alla psicologia).
Qualche anno fa venni a sapere che una certa agenzia televisiva stava cercando un illustratore. Bisognava inviare alcuni disegni per mostrare il proprio stile e poter quindi essere valutati in confronto ad altri candidati. Avevo una giornata di tempo.
Piena di emozione e ansia da prestazione realizzai i primi due disegni impiegandoci metà giornata. Dovevo farne almeno 8.
Mi iniziai a disperare.
Ci avevo messo 5 ore per farne solo due, ero stressatissima e mi faceva male la schiena per la tensione. Non sarei mai riuscita a fare gli altri nelle ore rimanenti!
Però, quei due disegni… erano fantastici!
Mentre stavo lì a contemplare le mie opere e la mia disperazione, arrivò mio fratello che guardò i disegni, poi guardò me e mi disse:
“Belli, ma questo non è il tuo stile…”
“Come no? Li ho fatti io!”
“Si ma… sono… diversi dai tuoi soliti. Ti ci vuole troppa concentrazione per farli così”.
“Si ma sono bellissimi! Mi prenderanno di sicuro!”
“Probabilmente hai ragione. Ma poi che farai? Tutte le volte che dovrai fare qualcosa per loro ti stresserai come oggi? Starai per tutta la durata della commissione con l’ansia a mille e la paura di non mantenere lo standard?”.
Mi fermai, e ci pensai su. Aveva ragione.
Mi stavo costruendo da sola una prigione terribile.
Se mi avessero davvero presa, poi dovevo mantenere quello standard, pena la loro delusione e la conseguente brutta nomea in quell’ambito che ne sarebbe derivata…
Decisi di rifare i disegni. Li feci con il mio stile, quello vero, quello che mi veniva spontaneo. Ci misi cura, ma non ansia e nessuno stress.
Se gli fossero piaciuti, dopo, sostenere quel tipo di lavoro sarebbe stato piacevole per me, divertente e in quello stato d’animo avrei potuto solo migliorare, magari anche stupirli se fossi stata particolarmente ispirata, ma di certo, non li averi delusi, perché stavo presentando LA VERA ME.
Morale della favola?
Mi presero.
Il lavoro fu divertente, ben pagato e mi diede una enorme botta di autostima 😉
Ed è lì che imparai a non promettere ciò che non potevo mantenere, o ciò che poi, sarebbe stato dispendioso, stressante e ansiogeno rispettare.
Perché ti ho raccontato questa storiella?
Per spiegarti in che modo riusciamo a deludere le persone a cui teniamo e come possiamo evitare di farlo ancora in futuro.
Esempio 1: Ti chiamano per un colloquio di lavoro. E’ un lavoro fico, importante e subito ti scatta la necessità interiore di mostrare il lato migliore di te affinché ti scelgano. Ti tieni a lucido e fai di tutto per mostrare il tuo meglio. Così loro ti prendono. A quel punto che succede? L’adrenalina ti cala, la motivazione anche (perché tanto ormai ti hanno scelto) e tu tornerai ad essere e a comportarti come sei davvero, il che non sarebbe un problema, se solo non avessi fatto credere a “loro” di essere più sprint, più pronto e più preparato di quello che sei. Li hai illusi, e adesso, immancabilmente, li deluderai. E una normale mancanza che altrimenti sarebbe una normale mancanza, confrontata con l’immagine che avevi dato di te, adesso diventa un problema. Un problema che, se non avessi fatto promesse che non potevi mantenere offrendo un’immagine falsata di te, adesso non ci sarebbe.
Esempio 2: Devi andare ad un appuntamento. Ti tiri a lucido, perché è un sacco che non esci con qualcuno e fai di tutto, un po’ come nell’esempio di prima, per mostrare i lati migliori di te: ascolti, annuisci anche difronte ad argomenti di cui non te ne frega assolutamente niente, fingi di essere preso/a, interessato/a, coinvolto/a e quando si tocca una tematica in cui sei in palese disaccordo, preferisci prendere la strada della diplomazia, e far finta, in qualche modo, che il tuo disaccordo non sia poi così elevato come invece in realtà è. Ti va bene, vi mettete insieme. Un bel giorno lui o lei torna sull’argomento, e adesso tu non hai più l’ansia di farti scegliere, perché ti ha già scelto, così dici francamente la tua e… inizia il patatrac. Perché lui/lei cade dalle nuvole, perché non immaginava che tu fossi così in contrasto, perché per lui/lei era un argomento importante, vitale, e credeva di aver scelto una persona con una posizione diversa. Di nuovo la sequenza dell’illusione a cui segue, immancabilmente la delusione.
Esempio 3: Prometti a te stesso di smettere di fumare. Ne sei assolutamente convinto. Poi invece esci, e fumi. E ti dici: “sono un cretino”. Perdi fiducia in te. Illusione. Delusione.
La dinamica promessa – illusione – delusione può essere applicata ad ogni campo della tua vita: coi tuoi amici, con quelli con cui giochi a calcetto, con i tuoi famigliari, con i tuoi figli, con te stesso.
Ogni volta che facciamo delle promesse che non siamo in grado di mantenere apriamo la porta all’amarezza della delusione.
Che significa questo?
Che non possiamo più promettere nulla alle persone che amiamo? Che dobbiamo andare ai colloqui di lavoro con la camicia sporca di sugo e i capelli pieni di forfora per non dover poi rispettare certi standard?
In qualche modo strano… SI! (anche se non proprio in maniera così drastica).
Si perché, presentarci con un po’ più di autenticità all’esterno ci renderà il mondo un po’ più semplice da gestire.
Perché sai, se hai la certezza che i tuoi amici stiano con te PUR conoscendoti bene, non avrai l’ansia quando ci dovrai uscire insieme, ti sentirai rilassato/a, perché avrai davanti a te persone con le quali non dovrai portare maschere.
E se ti hanno preso nel nuovo lavoro perché hanno visto quello che sai fare, con le luci e con le ombre, senza bugie e senza esagerazioni, non avrai più tutta quella paura di sbagliare, perché non ci sarà nessuna facciata da supererore da mantenere.
Chiaro no?
Ma come si fa a costruirsi una realtà del genere?
Ecco 3 consigli che potrai mettere in pratica subito:
- Prometti solo le cose che sei sicuro/a di poter mantenere: nelle relazioni soprattutto, evita accuratamente di fare promesse solo per “tenere buono” l’altro. Quello che tieni buono oggi con una illusione finisce per diventare un belva feroce quando l’avrai deluso. Intanto, lavora su te stesso/a per poter promettere, nel tempo, sempre più cose 😉
- Una volta al giorno, con le persone che vuoi tu, togliti un pezzettino di maschera: qualche volta, mentre sei con gli amici di sempre con i quali sei abituato a non dire esattamente la tua per non creare problemi, prova a fare qualche piccolo passettino in una direzione diversa. Dì un No, quando di solito per quieto vivere avresti detto un SI, o esprimi un parere che di solito tieni per te. Non è necessario che siano cose di grande interesse nazionale, anche minuscoli argomenti, insignificanti, solo per esercitarti a svelarti di più;
- Ai primi appuntamenti (di qualunque genere) mostra volontariamente qualche tuo lato imperfetto: se devi uscire con una persona, dì qualcosa di te che di solito terresti nascosto per “sicurezza”, o se vai ad un colloquio di lavoro, parla francamente di un tuo difetto. Mostra il lato impreciso, disilludili un po’ dall’inizio, così saranno vaccinati e dopo che ti avranno scelto non ci sarà più il pericolo della delusione sul tuo collo come una spada di Damocle. E se non dovessero sceglierti? Beh, ottimo, anche tu, dall’inizio, avrai evitato una catastrofica delusione nel futuro grazie una piccola disillusione nel presente 😉
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