Ho una grande famiglia. Grandissima, se conto cugini di primo e di secondo grado, più i diversi zii, saremo più di 100. Questo perché mio padre è il nono di 9 fratelli, mia nonna è vissuta fino a 100 anni e pur essendo un po’ dispersi per il mondo (c’è chi vive in America, chi in Canada, chi in diverse città di Italia), ogni anno ci ritroviamo in Calabria per la festa di famiglia, la seconda domenica di agosto.
Quest’anno non è stato da meno e insieme agli altri cugini ho rivisto una cara cugina di New York, illustratrice, con la quale mi sono intrattenuta spesso a parlare di un po’ di questioni psico-esistenziali.
Una di queste è stata sulla “paura”.
- <<Si Roby, perché vedi, noi siamo abituati ad evitare le cose di cui abbiamo paura, ed è una reazione naturale no? Però in realtà dovremmo fare tutt’altro!>>
- <<Eh, si, lo so, anche in psicologia le cose stanno così sai? Più eviti qualcosa perché ne hai paura, più questa cosa ti farà paura nel tempo>>
- <<Esatto! Perché se scappi da qualcosa dai conferma a te stesso che c’è un pericolo… anche se magari, in realtà non c’é>>
- <<O peggio, se ci fosse davvero, scappando lo rendi insuperabile>>
- <<Ma poi c’è anche un’altra cosa sai…>>
- <<Dimmi…>>
- <<Si dice che ciò che ci fa più paura è proprio ciò che forse ci verrebbe meglio>>
- <<Mmh ma, aspetta, se mi fa paura buttarmi da una rupe non significa che se ci provassi volerei…>>
- <<No no, non intendo questo. E’ ovvio, ci sono cose che ci fanno paura perché sono realmente pericolose per noi. Ma ce ne sono altre che ci fanno paura solo perché, affrontandole, farebbero venire fuori un potenziale sopito che non abbiamo ancora il coraggio di guardare in faccia. Io per esempio, che sono un’illustratrice, ho paura di disegnare i paesaggi. Temo che mi vengano male capisci? Di non esserne capace. Così non li disegno mai. Ma questo è sbagliato. Se non disegno mai paesaggi sarò sempre limitata, e tutto solo a causa della paura di scoprire di non saperli disegnare>>.
- <<E’ così. Se evitiamo di fare le cose di cui abbiamo paura, continuando a scappare, e scappare e ancora scappare, finiremo per circoscrivere la nostra vita in dei limiti ristrettissimi, dove le cose in cui ci sentiremo a nostro agio saranno talmente poche che la vita perderà del tutto di sapore. Anzi! Sai che mi viene in mente? Qualche tempo fa leggevo di una tipa che per sfida propone di fare una cosa nuova ogni giorno, anche piccola, giusto per abituare il proprio cervello ad affrontare il cambiamento, che poi è quello che ci fa più paura>>.
- <<Mmh… una cosa nuova ogni giorno? Interessante!>>
- <<Eh si, e pensa come sarebbe ancora più liberante affrontare una piccola paura ogni giorno. Perché secondo me la gente si blocca difronte alle cose che le spaventa perché si immagina di dover affrontare tutta la paura in una volta, ma non è così che funziona! Quelle sono vere e proprie terapie d’urto, che a volte generano più traumi che guarigioni. Io invece sono per il fare un passetto al giorno, al contrario di ciò che suggerisce la paura, smettere di esserne schiavi insomma, di eseguire i suoi ordini, ribellarsi un po’…>>
- <<Gli ordini della paura…>>
- <<Eh si, esatto. Perché più esegui i suoi ordini, più ti convinci che lei è la tua padrona! Mica eseguiamo gli ordini di chi non ha autorità ai nostri occhi, no? E siamo noi a darle autorità!>>
- <<Giusto… eseguendone gli ordini…>>
- <<Esatto. Quindi il punto è iniziare ad esservi meno devoti. Diventare pian piano dei ribelli nei suoi confronti. Dei rivoluzionari alla fine, facendo il contrario di quello che ci suggerisce. Tipo: tu hai paura di disegnare paesaggi? Bene, disegnane uno ogni giorno. Io ho paura di scrivere articoli poco interessanti? Bene, ne scriverò uno al giorno, e così via…>>
- <<Esatto! E’ quello che sto facendo. Ma poi che succede?>>
- <<Eh, ci ho fatto un piccolo disegno su quello che succede… lo vuoi vedere?>>
- <<Certo!>>
- <<Eccolo qua…
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